“Bisogna imparare a dire di no, a diventare più egoisti, senza senso di colpa” Raffaele Morelli, psichiatra, psicoterapeuta.
“Il prezzo del progresso si paga con la riduzione della felicità, dovuta all’intensificarsi del senso di colpa” Sigmund Freud da: ”Il disagio della civiltà”.
Sentirsi in colpa? Chi non l’ha mai provato? Il senso di colpa non nasce insieme a noi ma è una delle emozioni più complicate perché, dal punto di vista evolutivo, compare a poco a poco durante lo sviluppo cominciando dalla prima infanzia, con la consapevolezza di noi stessi e dei concetti di “male” e “bene”.
In effetti è un’emozione complessa e il senso di colpa appartiene a quelle emozioni “morali” che arrivano quando si trasgredisce ad una regola, deludendo le aspettative, mentre era possibile agire in una maniera più corretta.
Ed ecco che la nostra coscienza ci avverte attraverso il senso di colpa, che abbiamo fatto un errore e commesso un’azione sbagliata che ci permette, valutando la situazione, di porre rimedio a quello sbaglio.
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Senso di colpa in psicologia
Vediamo come il senso di colpa in psicologia diventi un insieme di aspetti emotivi e cognitivi quando lo percepiamo come una sensazione sgradevole, perché abbiamo recato danno ad una persona e ci possiamo aspettare una punizione.
Infatti, è l’atto specifico che promuove un comportamento etico a diventare negativo quando c’è una trasgressione che produce rimorso e ansia, con uno stato di tensione che chiamiamo “senso di colpa”.
In psicologia venne studiato da Sigmund Freud (“Lutto e melanconia” Opere, vol. VIII, Boringhieri, Torino) che scrisse che l’uomo nel corso del suo sviluppo, scartata la possibilità che possa avere in origine una capacità di discriminare tra il bene e il male, tende a pensare al male come a qualcosa che gli fa perdere l’amore genitoriale.
L’angoscia o la paura generata dal senso di colpa con il timore della punizione produce la rinuncia che genera ancora angoscia e così via in un circolo vizioso che porta al senso di colpa.
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Per il bambino l’autorità paterna è il super-io che gli impone dei sacrifici con regole e restrizioni che creano aggressività, non potendola sconfiggere, la introietta e il risultato è il senso di colpa che si manifesta con malessere, angoscia e disagio, come appunto leggiamo ne il “l disagio della civiltà” (S.Freud 1929, Opere, vol. X, Boringhieri, Torino).
La psicoanalisi identifica un senso di colpa conscio che si forma nell’età evolutiva ubbidendo alle regole prima dei genitori e poi della società, favorendo la nascita del sentimento di responsabilità, e un senso di colpa inconscio che diminuisce l’autostima e la sicurezza.
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Quando nasce il senso di colpa?
Sappiamo che il senso di colpa non nasce con l’uomo ma è lui stesso che lo crea perché “andare alla ricerca della causa del male” è una peculiarità del genere umano.
Quando le società primitive cercarono di organizzarsi per un autogoverno, i leader, che spesso erano sia religiosi che politici, capirono che bisognava convogliare le energie animalesche delle persone verso dimensioni più etiche stabilendo dei codici morali di comportamento collettivo predisponendo sanzioni se non fossero stati rispettati.
Vediamo quindi che il senso di colpa, che esiste solo in un sistema di regole condivise, è utile e una volta appreso si riforma in noi spontaneamente quando non adempiamo agli obblighi sociali.
Quindi vietare l’omicidio, lo stupro o la rapina ha fermato l’homo sapiens, dandogli una coscienza e una mente che, però, con il progredire del pensiero scientifico ha aumentato la nostra razionalità e il senso di colpa è cresciuto in eccesso.
Nel passato le tribù primitive pensavano che la morte arrivasse per una colpa commessa contro gli spiriti o per un maleficio del nemico, mentre con la religione cristiana il senso di colpa arriva nella società occidentale con il racconto biblico di Adamo ed Eva, del serpente e del peccato originale, cioè la colpa, e quindi ecco il senso di colpa.
Aver trasgredito alle regole verso Dio, il padre generatore e averlo sfidato ci porta alla punizione della perdita dei benefici divini e che segna l’inizio dell’età adulta, delle responsabilità: perdo il paradiso e guadagno la terra.
Il famoso psicoterapeuta Otto Kemberg scrive: “Credo che in Europa ci sia una sorta di conflitto tra protestantesimo e cattolicesimo. Il cattolicesimo offre maggiori possibilità di liberarsi da sensi di colpa cronici attraverso la confessione“.
In effetti, tutte le religioni prevedono divieti, punizioni e colpe da espiare con conseguente senso di colpa, sia confucianesimo e taoismo, indù o shintoismo, ma nessuna colpa può allontanarci per sempre dal divino perché c’è la possibilità di sacrificio e penitenza.
Come si manifesta il sentimento di colpa
Pur essendo il sentimento di colpa un’emozione passeggera, o almeno dovrebbe esserlo, e quindi destinato a scomparire più o meno velocemente, comporta sensazioni spiacevoli che fanno male quando avvertiamo che il nostro comportamento non è secondo aspettative che rispettano determinati canoni sociali, morali o soggettivi che fanno parte di noi.
Infatti uno dei pericoli che può portare il senso di colpa è quello di incrinare l’autostima e ci si sente con quella sensazione spiacevole di insicurezza, paura, inadeguatezza come se ci fosse la mancanza di qualcosa ma non si sa bene cosa.
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Di solito le persone sperimentano il senso di colpa quando adottano comportamenti sbagliati sia deliberatamente che casualmente, che li portano a sentirsi tristi, angosciati e soli causando sintomi psicosomatici.
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Sembra che il senso di colpa sia una caratteristica prevalentemente femminile specialmente nelle relazioni personali e per la componente empatica. Nelle ragazze giovani allevate in un clima più liberale, meno legato alla tradizione cattolica è meno accentuato.
Quali sono le situazioni che generano il senso di colpa?
- Qualcosa che si pensa di aver fatto e ci fa rimuginare sopra continuamente.
- Qualcosa che comporta un’azione che esce dai canoni etici di moralità e onestà, così diventa difficile sia compiere l’azione che non compierla.
- Molto pesante è stare male per un’azione che si pensa di aver commesso e vivere il senso di colpa come se fosse stata compiuta nella realtà.
- Si può nutrire un senso di colpa anche perché siamo troppo felici o soddisfatti mentre intorno a noi la famiglia o gli amici vivono con tante problematiche o infelicità.
- Anche nel volontariato si possono creare situazioni di “burnout” dove sembra che il fatto di stare meglio di coloro che si sta aiutando faccia sentire in colpa.
Differenza tra senso di colpa sano e patologico
Indubbiamente il senso di colpa è uno stato d’animo che ci può servire per agire meglio e guidare la nostra condotta perché ci fa riflettere sui nostri comportamenti, su ciò che è bene e ciò che è male e sul fatto che possiamo chiedere perdono e scusarci per una condotta sbagliata.
Ricordiamoci che il senso di colpa può associarsi con sentimenti di incapacità, poca stima di sé, inadeguatezza e tutto il corpo partecipa a questo circolo vizioso di autopunizione che porta ad abbassamento delle difese immunitarie.
Il senso di colpa può essere associato al sentimento della vergogna che porta a vivere con disagio il fatto di non sentirci all’altezza nel confronto con gli altri e incide ancora di più nei confronti della nostra autostima.
Naturalmente tutto questo può capitare a tutti, pensando alle volte che non abbiamo risposto a una richiesta dell’amico o del familiare, negandoci e inventando scuse o andando a fare qualcosa di piacevole per noi quando invece dobbiamo finire un lavoro, ma anche se arriva il senso di colpa non dura molto e non ci affligge più di tanto.
Qualche volta, però, ecco che il senso di colpa può diventare patologico quando la persona si sente in perenne senso di colpa e c’è un rimugino interno, un pensiero continuo e costante.
Quando un senso di colpa diventa patologico
Cosa succede quando il senso di colpa ci tormenta in continuazione perché convinti di aver fatto qualcosa di sbagliato?
Questo sentimento di colpa non è più sano e normale ma diventa patologia con caratteristiche negative, pesanti e limitanti nel confronto di situazioni non particolarmente importanti, come ad esempio rifiutare un invito, ma ci sentiamo costantemente inadatti e colpevoli senza, in effetti, aver fatto niente di grave.
Tutto questo può portare a problemi come:
- Ansia perché non ci sentiamo mai all’altezza delle situazioni.
- Depressione perché la persona ritiene di non essere adeguata ad affrontare le situazioni giornaliere anche le più semplici sentendo il rimorso, la colpa e la vergogna che producono infelicità e tristezza.
- Possono subentrare problemi psicosomatici legati alla gastrite e alle paure delle conseguenze.
- Ipocondria dove il senso di colpa è espresso dalla paura della malattia che potrebbe arrivare come punizione per qualcosa che abbiamo o non abbiamo fatto.
Senso di colpa nel disturbo ossessivo compulsivo
Sono numerosi gli studi clinici che dicono che il senso di colpa nel disturbo ossessivo compulsivo (DOC) abbia un ruolo molto importante nell’esordio e nel mantenimento della patologia.
Sappiamo che l’esordio del DOC si manifesta in adolescenza e con maggiore influenza tra i 15 e i 25 anni, anche se occasionalmente, alcuni aspetti della patologia li troviamo anche in precedenza con minore intensità, con comportamenti tipici come: preoccupazione per l’ordine, manie di controllo, di precisione e di perfezione.
Ecco quindi che il provare senso di colpa e di responsabilità ha una tendenza più elevata nei pazienti con DOC che nelle persone con disturbi dell’umore e disturbi d’ansia.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Ansia e Depressione: come riconoscerle e guarire“
Infatti, nelle persone con DOC c’è una specie di ultra responsabilità dove l’angoscia di essere stato inadeguato, superficiale o disattento arrecando danno, procura un potente senso di colpa che porta a pensieri ossessivi che rovinano la vita sociale e lavorativa degli individui.
Per questo è importante curare con la psicoterapia questi problemi in maniera da togliere la sensazione di autocolpevolizzazione e disprezzo che procura il senso di colpa così forte e continuo, attraverso quello che Carl Gustav Jung chiamava “processo di individuazione”.
Il timore di colpa: colpa deontologica e colpa altruistica
Se nel disturbo ossessivo compulsivo il senso di colpa risulta essere il perno centrale del problema che produce un aumento delle ossessioni e dei comportamenti di controllo, gli studi propongono due componenti del senso di colpa: una colpa deontologica e una colpa altruistica o interpersonale.
Possiamo pensare alla colpa altruistica come ad un sentimento che proviamo quando comunichiamo ad un amico che andiamo in vacanza in un posto bellissimo e costoso che lui non si può permettere o che mio figlio ha raggiunto obiettivi importanti nel lavoro e il suo lo sta ancora cercando, ed è un atto contrario all’altruismo.
Mentre la colpa deontologica trasgredisce le norme etiche, morali che abbiamo introiettato con l’educazione, come consigliare una cura costosa quando c’è lo stesso risultato con una meno dispendiosa o potrebbe creare un senso di colpa deontologica trasgredire dei principi religiosi come “non commettere atti impuri” con la masturbazione.
Senso di colpa e tradimento
Ci si potrebbe chiedere: “Nei tradimenti ci sono sempre i sensi di colpa?” Può esserci: “tradimento senza sensi di colpa?”
Nel 1964 in: ”Le storie che curano”, il grande psicoanalista James Hillman scriveva:”Dal momento della cacciata la Bibbia registra una storia continua di tradimenti: Caino e Abele, Giacobbe ed Esaù, Labano, Giuseppe venduto dai fratelli ingannando il padre, le promesse mancate del Faraone, l’adorazione del vitello dietro le spalle di Mosè, Saul, Sansone, Giobbe, le ire del Signore e la quasi distruzione del creato e così via, culminando nel mito centrale della nostra cultura, il tradimento di Gesù.
Sembra che il 50% degli italiani abbia tradito almeno una volta e le ragioni sono molte: dalle donne che tradiscono per trovare più emozioni e che sono quelle più portate e provare senso di colpa, oppure si tradisce per noia, per la relazione di coppia diventata frustrante o per la rabbia.
Quando si tradisce il senso di colpa va a fasi: all’inizio cerchi di convincerti a non attuarlo attraverso i sensi di colpa che poi vengono buttati alle spalle quando arriva l’inebriante sesso, per poi ricomparire più pesanti quando devi prendere delle decisioni finali e definitive.
Il senso di colpa può esserci anche se non si tradisce e diventa rimpianto che ti segue tutta la vita e non ti salva ma ti distrugge per non aver avuto il coraggio di provarci, come nel film “L’età dell’innocenza”.
Quindi, i sensi di colpa per aver tradito e tradimento senza sensi di colpa perché il vero fedifrago, il vero traditore non prova questo sentimento, se lo butta alle spalle con mille scuse e continua la sua strada senza vedere (nemmeno gli interessa!) quello che calpesta e a chi può far male.
Quali sono i sensi di colpa di chi tradisce
Giustamente parliamo di “sensi di colpa” al plurale perché molto dipende dalla psicologia del traditore e dalle circostanze.
Ci sono persone che sono distrutte dai sensi di colpa anche se non hanno fatto cose tanto gravi ma è tanto più forte se devono punirsi per quello che è successo, per cui ci convinciamo che:
- Pensiamo che tutti sappiano che cattive persone siamo.
- Non c’è nessuna giustificazione al nostro comportamento.
- Arrivano pensieri sui quali rimuginiamo immaginando responsabilità su tutto e tutti.
- Continuiamo a criticare il nostro operato senza nessuna scusante.
- Tutte le cose negative che capitano anche alle persone più vicine a noi è colpa nostra.
Contro il senso di colpa adottiamo un meccanismo di difesa che porta alla vergogna e al poco rispetto di noi stessi e a sentirci inadeguati.
Come abbiamo già visto spesso queste reazioni così instabili e dolorose provengono da un’educazione dove c’è stata un’assenza genitoriale nel prendersi cura del figlio, ad amarlo e specialmente, ad accettarlo per ciò che è dandogli forza e sicurezza.
Come sconfiggere i sensi di colpa
I sensi di colpa si sconfiggono guardandoli come si guarda un nemico da abbattere volta per volta, passo dopo passo per liberarsi di questo peso.
- Cerchiamo di capire come arrivano questi sensi di colpa e da che cosa sono prodotti.
- Che ragioni ho per sentirmi così? Ne vale veramente la pena?
- Ho commesso un errore veramente imperdonabile ?
- Come potrei rimediare?
- Prima di tutto comincio a perdonare me stesso (almeno un po’) perché tutti commettono errori.
- Posso scusarmi e chiedere perdono? Provaci!
Davvero siamo così onnipotenti da credere di riuscire a procurare agli altri infelicità e loro, le vittime, a dare a noi i sensi di colpa? Ecco come vittima e carnefice sono necessari gli uni agli altri!
Questi circoli viziosi si creano e rendono le persone infelici perché vivere con l’ansia che procura il senso di colpa non è un buon vivere e può procurare vari disturbi psicosomatici, depressione e insonnia.
Bisogna attuare un cambiamento con l’aiuto di una buona psicoterapia che porti la persona a liberarsi di un passato negativo aiutandola a capire cosa fa di giusto e cosa di sbagliato, rafforzandola nella sua identità per non soccombere più ai condizionamenti che portano a inutili e dannosi sensi di colpa.
“I sensi di colpa sono come un sacco pieno di mattoni, non devi fare altro che scaricarli.”
( dal film: ”L’avvocato del diavolo” )
Bibliografia
S. Forward, 2022, Il senso di colpa, TEA
L. Della Seta, 2010, Debellare il senso di colpa, Marsilio
M. Buber, 2008, Colpa e sensi di colpa, Apogeo Education
R. Morelli, 2021, Vivere senza pesi mentali Mondadori
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