L’importanza dei rapporti sociali
Le relazioni umane avvengono attraverso un processo di apprendimento che continua tutta la vita, ma che nell’infanzia è importantissimo per lo sviluppo sociale del bambino e per far si che si formino le relazioni sociali.
La socializzazione fa parte della vita dell’uomo e della sua capacità relazionale fatta di comunicazione interpersonale e sociale, che significa riuscire a far capire agli altri il proprio pensiero, così come comprendere l’autentico pensiero che gli altri ci trasmettono.
Prima di leggere l’articolo vi consiglio di guardare questo mio brevissimo video dove vi parlo delle Relazioni sociali:
Tutta la vita umana è basata sulle relazioni che sono centrali per capire l’altro e che si possono manifestare come problemi di relazione verso amici, partner, colleghi, genitori e la cui soluzione dipende dalla capacità di relazione delle persone.
Vuoi capire l’altro? Devi parlare, comunicare, creare rapporti interpersonali; socializzare diventa fondamentale per la qualità della nostra vita, per risolvere conflitti in maniera che non scadano in inasprimenti inconciliabili.
Spesso nelle terapie di coppia ricostruiamo proprio il processo di socializzazione e la psicologia delle relazioni di coppia, agendo attraverso un’analisi della capacità relazionale che hanno i partner sia a livello singolo che di coppia o sociale.
Il processo di socializzazione
La socializzazione è un processo che ci fa apprendere norme, atteggiamenti, abitudini che si collegano al nostro ruolo sociale ed è, come affermava Piaget, un processo di apprendimento e adattamento attivo.
Socializzare per l’individuo significa imparare e assorbire le regole del vivere sociale che, però, non resta invariato e uniforme; non è standardizzato e può cambiare secondo epoche o culture diverse e avviene senza consapevolezza.
I sociobiologi pensano che i fattori biologici dell’individuo abbiano sul comportamento umano un’influenza determinante, mentre i sociologi affermano che l’insieme delle predisposizioni genetiche fanno si che l’individuo si comporti in un certo modo.
Da tutto questo scaturisce l’annoso dibattito tra natura e cultura dove le domande sono: i condizionamenti culturali influiscono di più di quelli naturali?
Socializzazione primaria e socializzazione secondaria
La socializzazione si impara fin da bambini, ma come si sviluppa la socializzazione e cosa sono la socializzazione primaria e secondaria.
Nel primo anno di vita il bambino ha con la realtà che lo circonda un rapporto di totale passività e dipendenza dalle figure che lo accudiscono, mentre nel secondo anno ha il controllo delle funzioni motorie e stabilisce rapporti di affetto con i genitori.
Dai tre ai dodici anni si affermano ancora di più i rapporti con i genitori e la socializzazione con gli altri e con anche la scoperta della sua identità di genere.
Nell’adolescenza il distacco dalla famiglia è maggiore e si instaura l’appartenenza al gruppo dei compagni che eserciterà un’influenza sempre più grande, dandogli la possibilità di fare varie esperienze.
La socializzazione primaria denota un processo originario, dovuto a famiglia e amici, con il quale il bambino diventa membro della società attraverso varie fasi di questo processo come:
- La socializzazione primaria ha nella famiglia il suo punto essenziale e sono fondamentali: i genitori, il genere, la disposizione dell’ordine di nascita e se ci sono fratelli e sorelle.
- L’attaccamento affettivo
- Il rapporto che si instaura tra adulto e bambino
- Ogni fase condiziona e influisce in quella successiva
La socializzazione secondaria si riferisce a tutti quei processi successivi di socializzazioni particolari (professionale, religiosa, politica o associativa) che contribuiscono alla formazione della personalità sociale dell’individuo.
Questi processi potrebbero, alle volte, essere superficiali e non richiedere alla persona grandi cambiamenti, come diventare ingegneri, mentre altre volte comportano profondi mutamenti come intraprendere il sacerdozio.
Imparare a conoscere sé stessi e le emozioni che ci arrivano e spesso ci sovrastano, dipende dalla nostra capacità di introspezione perché non sempre si manifestano chiaramente e non le sappiamo riconoscere.
Intelligenza interpersonale e intrapersonale
Lo psicologo americano Howard Gardner in un suo libro sulle intelligenze multiple del 1983 , parlò di intelligenza intrapersonale e interpersonale, come delle capacità di stabilire relazioni interpersonali e quella di conoscere sé stessi.
L’intelligenza interpersonale è l’abilità di capire l’altro, di intraprendere rapporti sociali, emozioni, sentimenti, motivazioni e bisogni, in modo empatico per interagire in maniera collettiva così da lavorare bene con gli altri.
Infatti, sembra che questo tipo di intelligenza sociale sia una prerogativa di certe professioni come quella del medico, del leader, degli insegnanti, degli psicologi e tutte le persone che operano in ambito sanitario e assistenziale.
Queste forme di relazioni interpersonali permettono di costruire legami permanenti e stabili tra le persone rispettando e percependo la necessità dell’altro in rapporto alla propria, cioè una vera e propria intelligenza sociale
La propensione alla leadership comporta la capacità di gestire un gruppo di persone indirizzando e coordinando; così come l’abilità a risolvere conflitti, organizzare gruppi, stabilire e mantenere amicizie e capire i sentimenti altrui, facilitando i rapporti con gli altri e tra gli altri, è un’altra capacità di relazione.
L’intelligenza intrapersonale è strettamente legata all’intelligenza interpersonale perché bisogna conoscere e riconoscere le proprie emozioni e le proprie capacità per poterle utilizzare anche per gli altri e avere un controllo emotivo per ottenere il raggiungimento dei propri obiettivi.
L’importanza delle relazioni sociali
Perché sono importanti le relazioni sociali?
Esaminiamo il concetto dei bisogni fondamentali (Piramide di Maslow). Quali disturbi possono essere ad esse correlate, a cosa può portare un’eccessiva solitudine?
Essere capaci di comunicare, cioè la capacità relazionale, significa riuscire a trasferire quello che pensiamo dentro di noi agli altri e comprendere contemporaneamente quello che gli altri pensano, e questo è il centro dell’esistenza umana.
Le relazioni sono fondamentali, direi vitali alla nostra esistenza, per avere una salute fisica e mentale che ci produca benessere e qualità di vita e dove la base per capire l’altro è la relazione, quindi il parlarsi e il comunicare.
Infatti se il bambino non si sente compreso e ascoltato dai suoi genitori perde sicurezza, perché è quando pensiamo che l’altro non ci capisce che sorgono problemi di relazione che possono condurre a vari disturbi come la sensazione di solitudine, disturbi psicosomatici e depressioni.
A noi esseri umani non mancano i mezzi per la capacità relazionale come la parola, i gesti, gli sguardi, la posizione che assume il corpo e tutto questo serve per le relazioni sociali che dipendono anche dai mezzi di comunicazione che impongono certi modelli.
Naturalmente l’autostima è diventata fondamentale per riuscire a sfondare nelle relazioni sociali perché il modello della persona sicura, brillante e estroversa è quello che vince nella socializzazione, mentre il timido, l’introverso e l’insicuro, perde essendoci un culto narcisistico anche per le capacità di relazione.
Per approfondire questo tema leggi il mio articolo su “come aumentare l’autostima“
Piramide di Maslow
Fu Abraham Maslow lo psicologo che nel 1954 pensò ad un modello motivazionale per le persone dove i “bisogni” erano disposti gerarchicamente dove quelli più elementari facevano emergere quello superiori.
Alla base della piramide ci sono i bisogni essenziali alla sopravvivenza e salendo verso il vertice troviamo i bisogni più immateriali.

Le critiche fatte a questo modello furono che non tiene conto dell’interazione tra persona e ambiente esterno, che non è fondamentale per il comportamento dell’individuo passare tutti i livelli e che esclude che una persona possa essere spronata da più bisogni simultanei anche se con diversa intensità.
Relazioni sociali e disturbi psicofisici
Abbiamo visto che le relazioni sociali sono il grande e unico scopo nella qualità di vita dell’uomo dove deve costruire amicizie, affetti, amori, sessualità, confronti, conoscenze e vivere in società.
Vi sono dei problemi quando l’individuo singolo, nell’ambito delle sue relazioni sociali, ha delle difficoltà di convivenza, di rapporti e mancata appartenenza al gruppo.
Può avere dei disturbi psicologici o psicosomatici con bassa autostima e paura del giudizio altrui, per cui c’è la necessità di un appoggio di una psicoterapia che possa aiutarlo a capire i suoi comportamenti per inserirsi nel gruppo sociale e familiare.
L’individuo è parte attiva della sua socializzazione primaria e secondaria ed è un processo continuo dove viene creata e ricreata l’identità.
Per Freud le pulsioni della persona sono intrinsecamente in conflitto con le esigenze della società e, in questa situazione, la socializzazione verte nell’ammaestramento delle pulsioni individuali.
Rapporti interpersonali e il giudizio degli altri
Il giudizio degli altri è, nella maggior parte delle volte, una proiezione di quello che pensiamo noi di noi stessi in maniera più severa.
Ci chiediamo: che impressione avrò dato? Come mi giudicheranno? Ho fatto bella impressione? Come mi devo vestire o che auto devo avere? Ecco che l’ansia prende il sopravvento condizionando la vita.
Infatti il giudizio sociale fa diventare schiavi di regole, luoghi comuni e leggi che spesso non sono altro che lo specchio del nostro giudizio interno che spesso condanna e ci fa soffrire.
Più il giudizio degli altri si fa pressante, più sentiamo insicurezza, paura, ansia e, specialmente, ci isoliamo così da sentirci terribilmente soli.
Umberto Galimberti: “vivere soli, il trionfo dell’egoismo”
In una intervista di Sabina Minardi sull’Espresso del 27 Gennaio 2017 il filosofo diceva che la scelta sempre più diffusa di vivere soli produrrà conseguenze negative per la società.
“Saremo una società più egoista. Del resto, quando le società sono più povere, i vincoli familiari sono più forti e prevale la solidarietà. Quando, invece, le società diventano opulente, o comunque libere dai bisogni fondamentali, individualismo ed egoismo, caratteristiche proprie del benessere, si fanno più radicali”.
Quindi la società ha bisogno dei sentimenti e l’impoverimento sociale sta mutando l’uomo che non è più lo stesso ed è difficile e faticoso avere relazioni che ci servono per stare bene e per non cadere in depressioni, ma dobbiamo comunicare con l’altro attraverso emozioni e empatia.
È fondamentale avere un buon rapporto con sé stessi e con gli altri per imparare che abbiamo bisogno di amore, comprensione e relazioni per un benessere personale.
Se sentiamo che non siamo soddisfatti e che ci manca qualcosa, c’è la necessità di intraprendere un percorso conoscitivo di noi stessi con una psicoterapia perché, come scrive Galimberti: “Vivere soli depaupera i sentimenti”.