Tristezza: video introduttivo
Ecco un mio breve video introduttivo dove vi spiego il tema della tristezza, cos’è e come affrontarla.
Stanco di essere triste? Come superare la tristezza
La tristezza è uno stato d’animo, un’emozione dell’essere umano che risponde così a situazioni della vita sia psicologiche sia emotive.
E’ una funzione indispensabile per la sopravvivenza, la qualità di vita e, come tutte le emozioni, come la rabbia, la felicità o la paura, ha una sua funzione biologica ed evolutiva.
Inoltre arriva come un segnale quando si crea dentro di noi un vuoto, una mancanza che cercheremo di riempire perché superare la tristezza significa sentirsi meglio per riuscire a pianificare le strategie future e tornare ad essere felici.
Di solito sappiamo quali sono i motivi dell’essere triste, cosa ha scatenato questo senso di tristezza dovuta a una o più esperienze dolorose e identificabili.
Tuttavia questo stato d’animo qualche volta arriva all’improvviso e, apparentemente, senza un motivo.
Magari la mattina quando al risveglio sentiamo una tristezza improvvisa provata durante la notte per un sogno che abbiamo fatto e che ci insegue per tutta la giornata senza un motivo reale.
Da questo possiamo capire l’importanza che Freud diede ai sogni e perché divennero il perno delle sue teorie.
Cos’è la tristezza. A cosa serve?
Tutti noi riconosciamo lo stato d’animo che ci assale e nel quale riconosciamo la tristezza, cioè quella sensazione di perdita, di mancanza, di vuoto e di malinconia che ci travolge.
Oltre a questo, il sentirsi tristi ci porta alla solitudine, ci fa sentire come persone che devono nascondere il loro sentimento perché è negativo, non attrae gli altri e ci fa sentire in colpa.
Lo psichiatra Raffaele Morelli scrive: “La tristezza spazza via tutte le nostre certezze, creando uno spazio vuoto. Solo in questo vuoto la nostra vera originalità potrà rinascere”.
Questo spazio, dato da momenti tristi, potrà essere utile per capire le funzioni indispensabili alla nostra qualità di vita e per prendere delle decisioni verso scelte importanti per noi.
Soprattutto è utile nelle situazioni più difficili e rischiose che incontriamo, dove dobbiamo valutare e capire come muoverci e organizzarci per difenderci.
Insomma, la tristezza è anche una via di fuga, un bivio dove dobbiamo scegliere da che parte stare e come vivere.
Inoltre, il fatto di essere tristi, diventa anche un segnale che abbiamo bisogno delle persone a noi vicine e del loro aiuto per superare questo momento, e così valutare anche chi ci darà appoggio.
Invece abbiamo la tendenza a reprimere e a nascondere questa emozione come se mostrare di sentirsi tristi fosse un male, come se temessimo di far vedere che siamo diversi dagli altri perché dimostriamo un’emozione negativa.
Non è così, perché l’unico modo per usare la tristezza a nostro vantaggio, è cercare di accettarla come segnale che la nostra mente e il nostro corpo ci danno perché sta avvenendo un cambiamento.
A cosa serve sentirsi tristi?
Sentirsi tristi ci da la possibilità di accettare questa emozione senza spaventarci troppo e, specialmente non negandola.
La nostra mente è pronta a usare delle difese per non farci sentire una persona triste, ma anche per non farci elaborare la tristezza che potrebbe esserci utile.
Il meccanismo psicologico che, normalmente, le persone mettono in atto per non avere sentimenti tristi, è la rimozione che è come un buttarsi alle spalle tutto ciò che mi disturba.
Però, facendo così il problema della tristezza non viene risolto perché si alterano e si negano certe situazioni che, come un palloncino spinto sott’acqua, se lo lascio andare torna a galla.
Nel momento in cui non ci permettiamo di vivere il momento di vita triste non impariamo a gestirla e, specialmente non impariamo tutte le strategie per fronteggiare la tristezza.
Come superare la tristezza
Sembra paradossale ma superare la tristezza significa restarci dentro e accettarla perché fa parte delle emozioni della nostra vita ed è una fase naturale che ci mette in contatto con quello che proviamo.
Probabilmente cerchiamo di evitarla anche perché la tristezza è un’emozione che fa paura, forse perché non sempre è giustificata da avvenimenti che ci accadono.
Riuscire ad accettarla e viverla e specialmente riuscire a confrontarci con una realtà dolorosa come quella di essere tristi, può farci diventare più forti e con maggiore autostima.
Come psicoterapeuta a Padova so che i cambiamenti arrivano attraverso una trasformazione che non è mai indolore ma è un processo che bisogna attraversare, magari con l’aiuto di qualcuno.
Spesso consiglio ai miei pazienti di chiudere gli occhi e di lasciare che la tristezza o qualsiasi altra emozione fluisca, si esprima e si trasformi portando nuove sensazioni.
Usando il Training autogeno è possibile ottenere un rilassamento che porta a una concentrazione sul proprio corpo e a un vuoto mentale.
Oltre a questo, da la possibilità di renderci consapevoli delle nostre emozioni compresa la tristezza, per trasformarle in un’esperienza di apprendimento e cambiamento.
Consideriamo che tristezza e depressione sono situazioni diverse e, se anche abbiamo sofferto di depressione, la tristezza è un’emozione che possiamo sentire senza spaventarci troppo.
Tristezza e depressione
Indubbiamente tristezza e depressione sono collegate, ma la tristezza è un’emozione che con il tempo passa mentre la depressione è un disturbo mentale diagnosticabile e curabile
In particolare, nei giorni nostri, siamo particolarmente abituati a usare la parola depressione in maniera inesatta e troppo spesso associandola a stati d’animo che ci fanno sentire fragili.
Vediamo queste differenze:
- Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) dovremmo avere una tristezza che dura da sei mesi per essere una depressione.
- La tristezza è un’emozione e la depressione è uno stato cronico della persona e non passa con il tempo.
- Lo stato depressivo è pieno di pensieri catastrofici e senza speranza né voglia di agire, mentre la tristezza va e viene ed è sopportabile anche se dura da un po’.
- La persona triste non si lascia trasportare da questa sensazione di malessere e cerca e parla con coloro che vogliono ascoltarla, mentre nella depressione c’è una chiusura molto forte.
- Sentirsi tristi porta ad avere uno stato d’animo che può cambiare leggermente lo stile di vita abituale, mentre la persona depressa non riesce a rispettare gli impegni lavorativi, familiari e affettivi.
- Può capitare di essere tristi per varie ragioni ma riusciamo a continuare con la capacità di cambiare e sorridere alla vita, mentre la depressione porta a non pensare al futuro e tutto è faticoso e senza obiettivi.
Da tutto questo possiamo capire che la tristezza è un’emozione che vale la pena sperimentare perché può esserci utile ed è una fase di transizione della nostra vita.
Tristezza nei bambini
Nessuno è escluso dalla tristezza e la troviamo anche nei bambini, così come possono soffrire di depressione.
Come per gli adulti anche nei bambini tristezza e depressione sono situazioni molto diverse e mentre una è un’emozione come la rabbia o la paura, la depressione deve essere diagnosticata e curata.
E’ fondamentale che i piccoli possano imparare a scoprire e a esteriorizzare questa emozione per poterla capire senza preoccuparsi o spaventarsi.
La tristezza nei bambini è un’emozione fondamentale e necessaria, per cui dobbiamo essere consapevoli che il bimbo ha tutto il diritto di stare male e che non deve essere classificato nello stereotipo del “bambino sempre felice”.
Infatti i bambini potrebbero essere tristi per avvenimenti importanti come separazioni o traumi da lutti familiari o piccoli dispiaceri che per loro sono seri, come l’animaletto che muore o il litigio con un amichetto.
Siamo noi genitori che dobbiamo fargli capire che per comprendere meglio e superare la tristezza è necessario parlarne per poterla riconoscere e farla sparire.
Tristezza nei bambini: cosa fare?
In particolare è importante capire la tristezza nei bambini perché per i genitori è difficile accettarla e cercare di risolverla senza sentirsi in colpa o spaventati.
Soprattutto è necessario osservarli durante la giornata per capire se hanno dei repentini cambiamenti di umore che possono celare il loro stato d’animo.
Possono manifestare poco appetito, parlare meno, piangere spesso senza motivo o dormire molto, oppure, al contrario mangiare troppo, essere ansiosi, troppo chiacchieroni o non dormire.
Siamo abituati a vederli saltare, giocare o piangere perché cadono e si fanno male ma non capiamo l’essere tristi che ci fa andare in ansia e, cosa peggiore, la comunichiamo a loro.
Genitori, cosa fare?
La domanda che si pone il genitore è cosa fare e come posso aiutarlo?
Prima di tutto cercando di non passargli l’ansia che sentiamo e poi parlargli, spiegandogli che essere tristi è normale.
Inoltre spiegare al bambino che la tristezza è un’emozione che tutti abbiamo e che se ne parliamo insieme sicuramente diminuisce e poi se ne va.
Oltre a questo bisogna essere pazienti e aspettare perché ognuno di noi ha un suo tempo per capire e per elaborare e i nostri figli non possono diventare improvvisamente felici solo perché sentono che siamo preoccupati.
Facciamogli capire che siamo fiduciosi nelle loro capacità e che nelle situazioni negative possiamo imparare molte cose e che loro saranno capaci di raggiungere ciò che desiderano.
La tristezza nei bambini non deve essere ignorata e se vediamo che da soli non ce la facciamo, rivolgiamoci a uno psicoterapeuta esperto in psicologia infantile.
Abbiamo quindi capito che la tristezza sia nell’adulto che nel bambino è un sentimento che è utile ma che può, anche nel bambino, avere bisogno di diagnosi e cura quando diventa depressione.
Depressione nei bambini
Sappiamo che la depressione nei bambini è difficile da scoprire perché non sono in grado di descrivere ai genitori il loro malessere ma colpisce il 2% dei piccoli e dal 4% al 9% degli adolescenti.
La depressione nei bambini più frequente è anche quella meno grave ma provoca sofferenze in loro e nella famiglia.
Può essere diagnosticata tra i due e i cinque anni e deve essere riconosciuta e trattata perché potrebbe, altrimenti, avere conseguenze sia nella vita presente che in quella futura.
Due famosi psicoanalisti, John Bowlby e Renè Spitz dopo la seconda guerra mondiale, studiarono dei bambini di un orfanotrofio che erano nutriti bene e curati ma non avevano più le cure affettive e amorevoli delle madri.
Nonostante fossero quindi in salute 27 bambini su 34 morirono entro l’anno, a dimostrare come lo stato d’animo possa influire sul corretto sviluppo in età infantile.
Ci sono anche molti studi epidemiologici del Ministero della Salute che dicono che il 2% dei bambini ha avuto nella vita un episodio depressivo, così come il dal 4% all’8% degli adolescenti.
Naturalmente le depressioni nei bambini possono avvenire per episodi traumatici familiari o legati a malattie personali o disturbi dell’apprendimento o adozione.
Bambino depresso: sintomi
Spesso il bambino depresso non dice che sta male o non piange perché non riesce a esprimere, esteriorizzandole, le sue difficoltà e i genitori pensano che alla fine passerà.
Perciò, se i comportamenti si manifestano sia a casa che a scuola, come ad esempio la difficoltà a dormire, mangiare, se diventa aggressivo con i fratelli o gli amici, questi sono segnali da non sottovalutare.
Normalmente i bambini fanno i capricci o in certe circostanze, hanno qualche atteggiamento aggressivo che, però, non deve continuare nel tempo diventando una specie di messaggio che esprime il disagio.
Anche i bambini che sono troppo silenziosi, stanno per conto loro, sono ubbidienti cioè i tipici bambini che non ti accorgi di avere possono avere problemi di depressione.
Però se compaiono alcuni sintomi come insonnia, perdita di peso e, specialmente la diminuzione del rendimento scolastico che i loro insegnanti possono notare avendoli sotto gli occhi per tante ore, bisogna intervenire.
La diagnosi di bambino depresso deve farla il pediatra e successivamente lo psicoterapeuta infantile farà l’inquadramento diagnostico e vedrà se ci sono altri disturbi dell’apprendimento.
La depressione infantile si può curare con una psicoterapia senza l’uso di farmaci specialmente nelle forme lievi.
Amore e tristezza
Possono essere varie le ragioni per provare amore e tristezza che possono andare da: essere tristi perché il partner non si è ricordato/a di una ricorrenza oppure tragiche come separazioni, divorzi o tradimenti.
Soffrire per amore è più che normale ma se succede troppo spesso, significa che dentro noi ci sono dei meccanismi che devono essere elaborati per acquistare maggiore sicurezza di sé.
Si può anche essere tristi perché non riusciamo a comunicare pensieri e sentimenti che vengono interpretati nella maniera sbagliata.
Inoltre, in amore la tristezza c’è anche quando l’amore non è corrisposto e ci struggiamo in un sentimento che probabilmente sarà sempre così.
Che cosa fare per uscire da questi meccanismi piuttosto masochisti?
- La cosa più importante è cercare di mettersi su un piano di realtà per riuscire a valutare bene la situazione.
- Devo sapere cosa voglio e cosa fa bene a me e alla mia vita.
- E’ importante mettersi in discussione e capire cosa posso fare per cambiare in meglio la relazione se questo è possibile.
- Prendete tempo per valutare, capire e elaborare questo momento di tristezza che deve, appunto, essere solo un momento e poi passare.
- Non riempiamoci di sensi di colpa o recriminazioni.
- Impariamo dalle esperienze dolorose per non ripeterle più.
Se ci rendiamo conto che in amore ci capitano spesso relazioni che ci fanno soffrire, forse, bisogna cercare dentro noi la risposta, alla quale possiamo arrivare anche aiutandoci con una psicoterapia.
Perché la tristezza è blu
Abbiamo già parlato del Blue Monday che cade il terzo lunedì di gennaio e che è stato eletto come il giorno più triste dell’anno, scelto per vari motivi come la fine delle vacanze di Natale e ricominciare a lavorare, oltre al fatto che il tempo invernale è freddo e uggioso e la luce diminuisce e se ne va presto.
Ed eccoci al colore blu che in varie lingue indica la tristezza come in inglese:”feeling blue”, cioè sentirsi blu o in francese:”avoir le blues”, cioè avere i blu ,sempre per sottolineare lo stato d’animo triste.
Dal punto di vista psicologico i colori assumono importanza e vengono interpretati per delineare le varie emozioni e esperienze personali anche del passato, proprio perché i colori stimolano una parte precisa del nostro cervello e vengono usati come terapia dove il blu è importante per il riferimento al mare, al cielo o ai sogni associato al sonno e al rilassamento.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Psicologia dei colori“
La percezione dei colori è ovviamente soggettiva e dipende da persona a persona, ma anche da retaggi culturali e religiosi.
Possono essere divisi in:
- I colori caldi : Giallo, Arancione, Rosso. Evocano emozioni e sentimenti forti, sono i colori della gelosia, dell’amore, della passione.
- I colori freddi: Blu, Verde, Viola. Colori che richiamano la calma, ma anche indifferenza, malinconia, tristezza.
Tristezza senza motivo
Naturalmente non si è tristi senza motivo, cerchiamo di comprendere e affrontare la tristezza per risolverla perché forse serve anche per capire più a fondo che dobbiamo attuare un cambiamento cercando di andare nel profondo di noi stessi.
Non bisogna sentirsi in colpa ma aspettare che piano, piano facciano spazio dentro noi i desideri e le passioni che aiuteranno a dare un motivo e una nuova qualità alla vita anche con l’aiuto di un percorso terapeutico che potrebbe sostenerci e farci elaborare meglio quello che desideriamo.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Cos’è la Psicoterapia: Psicoanalisi e altre terapie“
Tristezza quando piove
Guardiamo fuori dalla finestra e il cielo grigio e la pioggia che cade fa diventare l’umore malinconico, triste e toglie energia e ci chiediamo? Cosa sta succedendo? Perché mi sento così?
Forse come capita a molte persone, si soffre di metereopatia che fa diventare la giornata pesante e spesso anche con dolori fisici alle articolazioni agendo ancora di più su il nostro malumore aumentando l’ansia e bisogna riorganizzarsi e cercare nuovi ritmi.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Meteoropatia: cos’è e come combatterla“
Tristezza cosa fare
Dobbiamo cercare di avere dei ritmi più regolari nel sonno e nell’alimentazione e fare esercizi fisici anche in casa per riattivare le endorfine e provando a fare respirazioni lunghe e profonde come insegniamo nel Training Autogeno. Potrebbe servirci anche fare come ha scoperto una mia paziente che cerca un “sole artificiale” facendo delle lampade solari quando fuori piove e, sembra, che ne tragga giovamento.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Cos’è il Training Autogeno e come funziona“
Bibliografia
- D.W.Winnicott, Gioco e realtà, Armando Editore, Milano, 1971.
- R. Morelli, Come trovare l’armonia in se stessi, Edizioni Riza, Milano2018.
- U. Galimberti, I vizi capitali e i nuovi vizi, Feltrinelli, Milano, 2003.
- F. Alberoni, L’amicizia, Garzanti, Milano, 1984.
- W. Pasini, La riscoperta dell’intimità, Mondadori, 2009.
- D.W.Winnicott, I bambini e le loro madri, Raffaello Cortina, Milano, 1987.
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