Cosa è la qualità della vita? Quali sono gli indicatori, come si misura e qual’è il significato della qualità della vita?
Se sfogliamo l’enciclopedia Treccani vediamo che:“il concetto di qualità della vita trae origine e diventa centrale soprattutto in società che non sono afflitte da problemi di sopravvivenza (fame, siccità, guerre, malattie). Il desiderio di una vita migliore, meno travagliata, più gradevole, insomma di una vita qualitativamente diversa ha sempre accompagnato il genere umano e ora che la durata media della vita è aumentata, rispetto al passato, la questione della sua qualità si pone con forza ancora maggiore, sia in riferimento agli anni iniziali della crescita sia a quelli della maturità.”
Una definizione dell’OMS del 1948 dice: “Qualità di vita è la percezione soggettiva che un individuo ha della propria posizione nella vita, nel contesto di una cultura e di un insieme di valori nei quali egli vive, anche in relazione ai propri obiettivi, aspettative e preoccupazioni”.
Questa è la definizione proposta dal gruppo di lavoro dell’OMS sulla QoL ( Quality of Life) che, però, non ha a oggi una definizione condivisa dalla comunità scientifica perché il concetto è estremamente ampio e con settori diversi che l’OMS ha individuato e che descrivono gli aspetti chiave della qualità della vita:
- Benessere fisico e psicologico
- Relazioni sociali
- Ambiente
- Grado di indipendenza
- Spiritualità e opinioni personali
La qualità della vita ha indicatori che servono per misurare il benessere degli individui in varie condizioni che riguardano condizioni materiali come il lavoro, il reddito o la situazione abitativa o situazioni non prettamente materiali come la salute, la qualità dell’ambiente, la sicurezza personale e la compatibilità tra il lavoro e la vita privata.
E’ naturale che ognuno di noi aspiri a una buona qualità di vita che è anche dovuta ai servizi che abbiamo nel posto in cui abitiamo e a fattori economici e con un ruolo significativo per la politica di sviluppo urbano che deve essere incentivante per individui e imprese generando, così, capitale.
Qualità della vita: bambini, giovani e anziani
Oggi viene data sempre più importanza al concetto di come migliorare la Qualità della vita per raggiungere un benessere di soddisfazione personale per la propria felicità incrementando le relazioni, dedicandoci a ciò che ci piace e pensando positivo agendo sugli ostacoli che troviamo, anche facendo un lavoro su di sé come, ad esempio, con un percorso di psicoterapia.
I nostri bambini hanno bisogno di giocare, divertirsi all’aria aperta e quindi diventa fondamentale potergli dare un posto dove abitare con zone verdi abbastanza vicine per poter far si che i genitori possano avere il tempo materiale per accompagnarli e non lasciarli davanti a televisioni o videogiochi ma incrementando la possibilità di avere una crescita sociale adeguata e sana.

Sole 24Ore e classifica Qualità della vita
La storica indagine sulla Qualità della vita nelle province italiane che “Il Sole 24 Ore” ha pubblicato il 13 dicembre 2021 fa salire sul podio al primo posto Trieste che conquista anche il primato, nell’indice telematico di “Cultura e tempo libero” mentre arriva seconda in “Affari e lavoro” e quarta in “Ambiente e servizi”.
Anche quest’anno come sempre dal 1990, questa indagine prende in esame 90 indicatori che sono suddivisi in sei macro categorie ciascuna delle quali è composta da 15 indicatori:
- Ricchezza e consumi
- Affari e lavoro
- Ambiente e servizi
- Demografia e salute
- Giustizia e sicurezza
- Cultura e tempo libero
Tutto ciò serve per avere un quadro dei diversi aspetti del benessere e della qualità di vita in Italia attraverso questi indicatori certificati e relativi ai 12 mesi precedenti e dopo la provincia più vivibile del 2021 che è Trieste, ci sono Milano e al terzo posto Trento mentre Padova perde due posti e risulta 33esima.
Qualità della vita e gli adolescenti
L’adolescenza è un momento particolare della vita perché i cambiamenti fisici, sociali e psicologici incidono molto a questa età dove la fase particolare dello sviluppo ha nella famiglia e nella scuola un impatto educativo fondamentale.
Sicuramente il rapporto con i genitori diventa fondamentale e la centralità della famiglia determina l’approccio più o meno positivo dell’adolescente per la crescita e lo studio e per renderlo sicuro, ottimista e orientato ai progetti futuri per il loro sviluppo ottimale.
La qualità di vita dei giovani implica anche un buon livello di interesse emotivo nella didattica e nei programmi sviluppati dalla scuola e la qualità dei rapporti con compagni e amici è il perno attorno al quale gira lo sviluppo dell’autostima e della conoscenza di sé.
La Qualità di vita e Anziani
Vivere di più non significa automaticamente avere una buona qualità di vita e invecchiare bene e sappiamo che l’80% degli anziani ha malattie croniche e assumono uno o più farmaci un milione e trecentomila persone oltre i 65 anni, il che sta a dimostrare che la popolazione italiana vive di più ma non automaticamente vive anche in buona salute.
Infatti per invecchiare e avere una buona qualità di vita è necessario, per l’anziano, avvalersi di aiuti di vario tipo come: badanti, servizi di assistenza domiciliare, centri diurni, residenze sanitarie assistenziali (RSA) e case di riposo che forniscono assistenza sanitaria, e concentrandosi solo sulle patologie organiche e psichiche.
Nella società preindustriale l’anziano era considerato il capo della famiglia patriarcale e il suo ruolo era dominante ed era colui che portava in sé il bagaglio della conoscenza e del sapere, mentre nella società industriale l’anziano perde il suo status privilegiato di guida della famiglia e della comunità e diventa portatore di un sapere “vecchio” e superato.
E’ indubbio che l’esistenza nell’anziano deve perseguire l’obiettivo di garantire all’individuo, anche se vecchio e acciaccato, la migliore qualità di vita possibile avendo cura di prestare attenzione e cura ad ogni dimensione della persona dal quadro clinico fino alla dimensione psicologica e sociale.
Dobbiamo renderci conto che l’anziano deve ancora vivere con relazioni appaganti e di benessere psicofisico; deve cioè avere una vita soddisfacente, accettabile e rispondente alle aspettative.

Qualità della vita e adulti con disabilità
Come viene vissuta la qualità della vita dalle persone disabili? Cosa facciamo per aiutarli?
Anffas (Associazione Nazionale Famiglie con Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) è la più grande associazione italiana di famiglie di persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo con una diffusione capillare su tutto il territorio nazionale grazie a 165 associazioni locali e 50 enti per garantire la cura, l’assistenza e la tutela di oltre 30.000 persone con disabilità intellettive.
Abbiamo anche la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) che è un trattato internazionale tra l’Unione Europea e l’Italia che ha lo scopo di garantire il rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della dignità delle persone con disabilità e la rimozione delle forme specifiche di discriminazione.
Dobbiamo renderci conto che al centro vi è la persona, l’essere umano, con la sua dignità e con la vita che desidera vivere e a cui attribuire valore sia a livello personale che sociale, e la disabilità deve dare diritto ad una qualità di vita dove il focus è quello di raggiungere un’uguaglianza nelle scelte e nelle opportunità di vita il più possibile dignitosa e completa.
Sport e qualità di vita
Come nascono i campioni: genetica, famiglia, allenatore? Che impatto hanno avuto le Olimpiadi 2021? Campioni come Valentino Rossi e Federica Pellegrini si ritirano, che effetto producono?

Campioni si nasce o si diventa?
La qualità della vita per un campione sportivo è molto importante perché se non è ben equilibrata, lo può portare all’esaurimento psicofisico poiché campioni si nasce ma ci sono anche possibilità per poterlo diventare.
Cosa contraddistingue uno sportivo più dotato da quello meno? Possiamo dire con sicurezza che è la mente:” Per essere campioni bisogna avere cervello” e il campione ha la testa da campione.
Secondo uno studio della City University di Londra fatto da neurologi britannici, la conclusione è che il cervello dei super atleti si trasforma in una specie di computer per dare il massimo proprio grazie all’allenamento.
Un altro studio scientifico cinese dell’Accademia Cinese delle Scienze ha confrontato il cervello di atleti di altissimo livello come Cristiano Ronaldo, Messi o Ibrahimovic con quelli di atleti normali, scoprendo che sono figli della natura e non dell’addestramento.
Infatti facendo la scansione del cervello dei soggetti con una risonanza magnetica, dove venivano fatte istantanee della struttura del cervello, sono state evidenziate molte differenze tra i due tipi di atleti, notando che i campioni hanno un cervello che funziona perfettamente sintonizzato con il resto del corpo, e hanno velocità e precisione nel prendere decisioni in frazioni di secondo, che fa la differenza del campione.
La qualità di vita di un campione dipende quindi dalle sue capacità fisiche, ma anche dal risolvere stati emotivi negativi, gestire le ansie e le paure di perdere o vincere, dal rilassamento e dalla concentrazione per essere nel qui ed ora in contatto con se stessi e con l’inconscio per migliorare le prestazioni e eliminare incidenti o errori che producono “sabotaggi” e che normalmente non notiamo.
Nella mia esperienza di psicoterapeuta ho osservato che per le persone che mi chiedono di risolvere i loro problemi con la psicoterapia, se vogliono anche migliorare le loro performance sportive uso un ciclo di sedute per imparare il Training Autogeno che “allena” la mente e il corpo a ottenere il massimo del rendimento.
Valentino Rossi dice addio alla MotoGP
Una vera leggenda, una carriera lunga 25 anni con 115 vittorie, 235 podi e 9 titoli mondiali: Valentino Rossi dice addio al mondo della motogp in una conferenza stampa del 5 agosto dicendo: ”Ho deciso di fermarmi, questa sarà l’ultima metà stagione come pilota di motogp. Mi dispiace un sacco, avrei voluto correre altri 20/25 anni ma purtroppo non è possibile.”
Capire quando è il momento di fare un passo indietro è sintomo di intelligenza e di gestione della sua qualità di vita e lui stesso confessa: “Vorrei un bambino ed è un po’ che ci penso, anche perché passano gli anni e rischi di annoiarti”.
Valentino Rossi vive la vittoria e ha la competizione nel sangue e non considera la possibilità di perdere e ha una capacità innata di accettare la sconfitta attraverso una gestione razionale della situazione, e ha sul piano psicologico, molta forza per gestire le tensioni e l’ansia da prestazione.
Lo ha dimostrato in pista a Valencia dopo quasi un mese di assenza a causa della positività al Covid-19 perché non riusciva a negativizzarsi.
Indubbiamente questa sua capacità e forza psicologica lo portano ad avere anche nei momenti più difficili, emozioni gestibili con lucidità e serenità per avere una buona qualità di vita e siamo tutti d’accordo con Brad Pitt che ha detto: ”Vorrei essere Valentino Rossi”.
Federica Pellegrini, la divina, lascia il nuoto
La divina Federica Pellegrini è entrata nella storia dello sport, del suo: il nuoto, e in una notte d’estate italiana per le olimpiadi 2021 ha nuotato i suoi ultimi 200 stile libero nella quinta finale delle olimpiadi di Tokyo 2021, ed è stata l’unica donna a riuscirci.
L’ultimo volo dell’araba fenice che porta anche come tatuaggio e che la rappresenta ha avuto una qualità di vita sicuramente soddisfacente con una carriera incredibile ma, a mio parere, ancora di più quando sappiamo le difficoltà che ha superato e vinto come le sue medaglie.
C’è una parte invisibile che nessuno vorrebbe vedere nei campioni ma che esiste con la depressione e l’ansia da prestazione come il calciatore dell’Everton Aaron Lennon o il mezzofondista britannico Andy Baddeley, la ginnasta statunitense Simone Biles o nel 2008 il nostro Gigi Buffon o il calciatore tedesco Sebastian Deisler costretto a smettere a 27 anni.
Anche Federica Pellegrini si ritirò prima del via nel 2009 dicendo: ”Ho panico olimpico” e disse che erano crisi d’ansia dove non riusciva a respirare e dove non riusciva a controllare quei momenti.
La sua situazione psicologica peggiorò perché temeva di rivivere le sensazioni negative della prima volta con un meccanismo che tutti coloro che soffrono di queste patologie conoscono perfettamente e che è “la paura della paura” che le chiudeva la gola e quando l’ansia era al massimo:” non riuscivo nemmeno ad entrare in acqua, arrivavo ai blocchi di partenza e correvo via”.
Aver avuto il coraggio di ammettere le sue difficoltà hanno sicuramente aiutato Federica ad affrontare la strada della guarigione con una psicoterapia che l’ha portata a crescere e ad essere fiera di se stessa e a diventare la donna che è e che le ha fatto anche superare il Covid tra dolore e frustrazione.
Penso che per la divina queste siano state battaglie importanti e decisive per gestire la sua qualità di vita e migliorarla per un futuro più sicuro dove non ci saranno più le olimpiadi ma con la forza di aver combattuto “il male oscuro”.

Tiger Woods
Il golfista più forte del mondo? Tiger Woods, la tigre che torna a vincere come un’Araba Fenice, simbolo di resilienza è il campione che a 46 anni è entrato nella Hall of Fame di golf, la famosa lista che annovera campioni che si sono contraddistinti nel proprio sport.
Rendiamoci conto che dal 1999 al 2003 per Tiger è stato un momento di puro dominio mentre tra il 2005 e il 2009 ha subito molti stop dovuti a problemi fisici, e problemi pesanti della sua vita privata fino all’incidente automobilistico del 2021 dove si è maciullato la gamba destra e non ha più gareggiato per 469 giorni.
Eccolo il ritorno del campione, programmato dalla nascita per esserlo, Tiger Woods è il più grande golfista di sempre, è un mito che ritorna sempre, è “il risuscitato” come lo ha definito El Pais .
Indubbiamente vederlo gareggiare in un torneo ufficiale, costretto da una mobilità ridotta dalla sofferenza a muoversi lentamente a fatica sopportando il dolore fisico ma anche quello psicologico, lo fa paragonare, nelle nostre fantasie, a un semidio o a un androide e ci fa comprendere la potenza della mente.
Il golf è come un vero e proprio test psicologico, come un Rorschach dove il problema emotivo va di pari passo con quello fisico influenzando il risultato della gara e da Tiger Woods abbiamo imparato che con fatica si può ritornare campioni.

Paralimpiadi di Tokyo 2020
Atleti paralimpici, la loro qualità di vita
“Tokyo 2020” le Paralimpiadi si terranno dal 25 agosto al 2 settembre a cui parteciperanno 4mila atlete e atleti che provengono da 135 paesi e si disputeranno, come per le Olimpiadi 2021, senza pubblico e comprenderà 540 gare di 22 sport diversi.
L’Italia ha una delegazione molto numerosa con 115 atleti e atlete con Bebe Vio, la schermitrice medaglia d’oro di fioretto individuale a Rio 2016 e Federico Morlacchi che a Rio prese l’oro.
L’istituzione delle Paralimpiadi nacque nel periodo della seconda guerra mondiale per il neurologo tedesco Ludwing, Guttman fuggito nel Regno Unito, che propose ai pazienti di usare lo sport come sistema terapeutico sia fisico che psichico e organizzò nel 1948 a Londra, in concomitanza con le Olimpiadi, i giochi di Mandeville.
Ci fu, poi, il medico italiano Antonio Maglio che nel 1958 propose a Guttman di disputare per le Olimpiadi di Roma nel 1960, i giochi che divennero ufficialmente Paraolimpiadi.
L’importanza dell’attività sportiva anche in persone con disabilità fisica è fondamentale perché garantisce loro una buona qualità di vita e gli dà la possibilità di essere in grado di tirare fuori il meglio dalla propria prestazione, sia sotto l’aspetto fisico che psicologico.
Sappiamo quanto lo sport sia formativo e come insegna a lavorare per obiettivi, rispettare le regole, gestire lo stress e anche la gestione dei risultati negativi ma anche positivi perché non è sicuramente facile essere un campione.
Le Paralimpiadi sono un appuntamento importante per il fior fiore degli atleti con disabilità e la filosofia
Fondamentale del movimento Paralimpico è dare a questi campioni di livello mondiale le stesse opportunità e esperienze degli atleti normodotati.
Il disabile verifica su se stesso una crisi della sua Unità Psicofisica perché ha difficoltà a integrare Mente e Corpo che deve reintegrare avendo pesanti modificazioni della propriocezione e esterocezione.
C’è la coscienza di avere un corpo imperfetto che inibisce il disabile sul piano sociale e affettivo, e la pratica sportiva lo aiuta, oltre che sul piano fisico come riabilitazione, anche su quello psicologico per avere e una qualità di vita migliore.
Infatti è stato dimostrato che i disabili che praticano attività sportive, hanno meno depressione e ansia e un miglioramento del tono dell’umore.
Anche l’aspetto sessuale è molto importante vedi articolo Disabilità e Sessualità perché aiuta a raggiungere un benessere interiore, un aumento dell’autostima e altri aspetti psicosociali che devono far parte degli atleti paralimpici per sentirsi consapevoli delle loro capacità di diventare campioni di alto livello.
Come ha detto Alex Zanardi: “La vita è sempre degna di essere vissuta e lo sport dà possibilità incredibili per migliorare il proprio quotidiano e ritrovare motivazioni”.
Bebe Vio
Cosa possiamo dire di Bebe Vio? La sua filosofia sta tutta nel suo motto: ”Se sembra impossibile, allora si può fare!” che apre la sua pagina internet e che contraddistingue la sua vita, non solo sportiva.
Nata a Venezia il 4 marzo 1997 comincia la scherma fin da piccola, ma nel 2008 le viene diagnosticata una meningite fulminante aggressiva al punto tale che per salvarle la vita devono amputarle le gambe e gli avambracci.
Dopo mesi di cure lascia l’ospedale con la prospettiva di non camminare, non avere autonomia e non poter più avere una vita da sportiva.
Ma ecco che la campionessa superstar nasce con risultati e vittorie, dal 2014, vincendo tutte le maggiori competizioni mondiali e formandosi come personaggio pubblico mondiale colloquiando da Barak Obama alla Casa Bianca o con il presidente della repubblica Sergio Mattarella e ora alle Paraolimpiadi di Tokyo anche portabandiera per l’Italia con Federico Morlacchi.
Federico Morlacchi
E’ una fonte di simpatia il campione di nuoto Federico Morlacchi che l’ipoplasia congenita ha spinto a diventare campione in questa disciplina, iniziando a 10 anni e praticandolo a livello agonistico: 6 volte campione mondiale, 14 volte campione europeo e 7 medaglie paralimpiche, di cui una d’oro.
Il nostro campione azzurro ha un motivo in più per essere felice e motivato perché ha annunciato a Tokyo 2020 che diventerà padre di un maschietto, Tommaso.
Le sue parole sono significative per tutti gli atleti e atlete pieni di forza, coraggio e, qualsiasi sia il risultato, vincitori: ”Mi auguro sia l’olimpiade della ripartenza per un mondo che ancora oggi incespica. Non mi riferisco solo alla pandemia, ma anche a quanto sta accadendo nel pianeta, all’ambiente. Il punto di non ritorno è sempre più vicino: o agiamo ora, o sarà troppo tardi”.
Olimpiadi invernali Pechino 2022
Notiamo che il sondaggio Ipsos valuta l’interesse delle persone per i Giochi Olimpici invernali e, nei 28 Paesi esaminati risulta che mediamente le persone intervistate non è interessata (54%) contro il 46% che, invece, lo è.
Lo stesso livello di interesse era mostrato per le Olimpiadi estive di Tokyo 2020 che è un po’ meno di quello delle scorse Olimpiadi invernali di Pyeongchang del 2018 (51% interesse vs.49% disinteresse).
Olimpiadi invernali di Pechino, cosa notiamo?
- In Cina, che è il paese ospitante, ci sono i più alti livelli di interesse (84%), seguita da India, Sudafrica e Malesia.
- Invece in Germania, Canada, Gran Bretagna e Belgio meno di 1 persona su 3 dice di essere interessato all’evento.
- Anche in Italia, le persone disinteressate è superiore a quella degli interessati: il 64% non è interessato alle Olimpiadi di Pechino 2022 contro il 36% che, invece lo è.
In effetti sappiamo e vediamo che l’interesse per le gare delle olimpiadi comincia ad esserci quando i nostri atleti salgono da vincitori sul podio senza renderci conto di quanta fatica, impegno e forza di volontà li hanno portati a quel risultato.
Sappiamo che il mezzofondista finlandese Paavo Nurmi, vincitore di nove medaglie d’oro olimpiche, disse: “La mente è tutto. I muscoli sono solo un pezzo di gomma. Tutto ciò che sono, lo devo alla mia mente» e queste parole, già da allora, spiegavano come l’aspetto mentale fosse fondamentale per la vittoria.
Di norma nello sport si favorisce lo studio di aspetti biomeccanici, biochimici, tecnici e esecutivi ma negli ultimi anni c’è più attenzione alle componenti psicologiche visto che i successi sportivi, così come quelli personali nello studio e nella vita nascono nella mente e dipendono da processi mentali che regolano e organizzano lo svolgimento delle nostre azioni e delle loro dirette conseguenze.
Pechino è la prima città che ospita sia le Olimpiadi estive che invernali e saranno due settimane dove l’attenzione mondiale confluirà su questo avvenimento con temi controversi e conflittuali come il clamore che si è creato intorno alla tennista Peng Shuai che ha denunciato l’aggressione sessuale subita dal vice premier e la sua conseguente scomparsa dalla scena pubblica: che fine avrà fatto?

Mente, corpo e campioni olimpici
Dal 4 al 22 febbraio 2022 nella rassegna a cinque cerchi partecipano 46 azzurre e 72 azzurri che sono in gara in 14 discipline e Federica Pellegrini, ora nella Commissione Atleti del CIO dice :”Siamo sottoposti a un fortissimo stress, specialmente durante le Olimpiadi”, quindi campioni ma non supereroi e questo è un messaggio importante anche per Pechino 2022.
Infatti i nostri due campioni del curling Stefania Costantini e Amos Mosaner dopo aver conquistato la medaglia d’oro dicono:”Abbiamo fatto qualcosa di importane sia per la nostra carriera che per il curling italiano e il sogno è di ripetere l’exploit nelle Olimpiadi di Milano-Cortina”.

Dai risultati di questi due campioni possiamo capire l’importanza della parte psicologica perché la vittoria dipende da tutti e due e da come si pongono l’uno per l’altro con fiducia e collaborazione e con la mente libera e senza ansia con tecniche che possono anche essere imparate come il training autogeno.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Cos’è il training e come funziona“
Anche i migliori atleti al mondo nelle discipline della neve e del ghiaccio hanno fatto notare l’importanza del benessere psichico come:
- la sciatrice Mikaela Shiffrin che ha detto: ”Non posso pensare di andare ai Giochi e non sentire la pressione o il disagio”
- il campione di pattinaggio artistico Nathan Chen che spiega: “ la salute mentale è un percorso costantemente in divenire per ognuno di noi. Ho iniziato a lavorare con psicologi ed è davvero molto utile avere qualcuno con cui parlare di quello che succede sia in pista che nella vita al di fuori”
- la snowboarder Anna Gasser:” Il tuo corpo da solo non ce la fa, tutto dipende anche dalla testa”.
- La sciatrice alpina Petra Vlhova:” Forse la gente pensava che se sei la migliore devi sempre vincere, ma non è così perché non sei una macchina ma un essere umano. Noi siamo umani, siamo persone che forse hanno un talento e che sanno come vincere: a volte non ne siamo capaci ma è normale, perché è lo sport. E’ importante che se ne parli”.

Tutti I nostri grandi atleti sanno che devono mantenersi sempre “sul pezzo” per accedere nuovamente vittoriosi alle prossime olimpiadi e che per fare questo non solo si devono allenare fisicamente, ma anche essere psicologicamente forti e con una buona autostima.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Come aumentare l’autostima“
Terminano le Olimpiadi di Pechino 2022 e arriva la Coppa del Mondo 2021-2022 e sappiamo che le nostre due atlete, Sofia Goggia e Federica Brignone, sono, per la Nazionale le protagoniste dello sci Alpino.
Certamente non saranno agevolate e aiutate dalle recenti polemiche sulla loro rivalità che può procurare solo ansia.
La mamma di Federica Brignone, Maria Rosa Quario a Radio Capital dice: ”Infortunio di Goggia non era così grave. Lei e Federica? Non sono amiche”.
Inoltre esprime dei giudizi sulla “psicologia della personalità” delle due campionesse dicendo che Sofia Goggia è sempre al centro dell’attenzione e ne gode “da morire” mentre Federica è timida e non da importanza al giudizio della gente e a come piacere alle persone.
Questo è un comportamento dovuto a un’insicurezza da “mamma chioccia” che non fa bene né a lei e nemmeno alle due ragazze che, anche se non hanno una profonda amicizia, certamente non ricevono giovamento dall’essere troppo in competizione tra loro.
Link Corriere della sera: Federica Brignone, la mamma attacca: Sofia Goggia egocentrica, l’infortunio non era così grave- Corriere.it

Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo “L’insicurezza“
E’ l’esempio classico dell’invidia negativa dove pensi di sminuire l’altro cercando di togliergli quello che gli invidi (il rodersi dentro), invece di usare un approccio di “invidia positiva” dove fai vedere la tua maturità di madre adulta e consapevole dei valori che hanno le due atlete e che potrebbero servire a completarle psicologicamente proprio nelle loro differenze.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo “Se l’avarizia pervade l’animo“
Ben vengano le parole di Sofia Goggia quando dice: «Il mio rapporto con Brignone è molto migliorato negli ultimi tempi. Abbiamo mollato un po’ rispetto alle posizioni che avevamo. C’è sincerità, e questa è una bella vittoria, che va oltre a quelle dello sci» e queste sono le parole giuste e “mature” che, speriamo, una madre non possa rovinare.
Foto
Foto di SHVETS production da Pexels
Foto di Volker Meyer da Pexels
Foto di Sebastian Beck da Pexels